Come creare una storia – La stesura del terzo atto

Last Updated on Agosto 6, 2019 by Cristina (DS author)

Benvenuto nella terza lezione sugli elementi che compongono una storia romanzata. In questo articolo, vado ad analizzare per ordine gli elementi che compongono una storia classica generale. In altre lezioni, andrò ad approfondire i vari generei narrativi. Ora, lavoriamo sulla base generale, importantissima per poter sviluppare tutti i generi.
Dividiamo la storia in 3 atti e 3 lezioni, seguendo lo schema della struttura in tre atti, nella versione creata dal maestro Robert Mckee.
Vediamo qui la struttura del terzo atto e analizziamo come utilizzare gli elementi che lo compongono.

Come creare una storia: il terzo atto

 

 

IL TERZO ATTO (la parte conclusiva)

Il terzo atto è la parte finale del racconto, ovvero la conclusione della storia. È il più corto dei tre atti e dura meno di un terzo del racconto (possiamo dire, infatti, che dura circa un quarto del racconto).
Mostra il personaggio nella sua “lotta” contro il nemico (la sua principale problematica, nonché paura più profonda).
Chiude tutta la vicenda, mostrando l’esito dello scontro (ovvero se il personaggio riesce a raggiungere o meno l’obiettivo iniziale che si era posto) e soprattutto, il cambiamento che tutta quella esperienza ha portato nel personaggio e nell’ambiente in cui ha agito.
Il terzo atto è formato da questi 4 elementi che ne rafforzano l’efficacia di narrazione:

  1. Momento di resa e sconfitta;
  2. Rivelazione;
  3. Scontro finale (Climax);
  4. Finale (il Cambiamento).

Andiamo a vedere nel dettaglio cosa sono e come svilupparli.
Se vuoi tornare indietro, puoi rivedere le lezioni precedenti sul primo atto e sul secondo atto.

 

  1. Momento di resa e sconfitta

La seconda svolta, con cui si conclude il secondo atto della storia, è un evento molto duro, che fa comprendere al protagonista la dura realtà: ovvero la natura della sua vera paura (l’origine dei suoi mali). Spesse volte l’origine dei suoi mali è egli stesso, ovvero un limite che si è costruito e che pensa di non poter cambiare.
È qui, in questo momento, che arriva il nono elemento della storia: il momento di resa e sconfitta.
È un momento in cui il personaggio non ce la più. L’ostacolo che ha di fronte è talmente insormontabile, che gli fa perdere la speranza e la fiducia in se stesso. In quest’occasione, il personaggio pensa seriamente di arrendersi e lasciarsi soccombere alla paura.
Mettere il personaggio in questa condizione, serve a creare dubbi e incertezze sulla riuscita finale del protagonista sulla sua paura. Quindi, fai in modo di metterlo in questa situazione di resa.
Trova il modo di mettere il personaggio in una situazione che lo faccia sentire solo e vulnerabile. Il protagonista deve sentirsi piccolo di fronte alla grandezza del nemico (grandezza non fisica, ma soggettiva per il personaggio).
Una volta che avrà vissuto questo momento, potrà rinascere attraverso il decimo elemento fondamentale della storia: la rivelazione.

 

  1. Rivelazione

Il decimo elemento essenziale di una storia è la rivelazione.
La rivelazione è il momento in cui il personaggio acquisisce un’informazione importante, utile ad eliminare il suo nemico (ovvero, il problema principale).
Avviene come un’intuizione, nel momento in cui il personaggio pensa di arrendersi e lo spinge a rivedere la sua decisione. È una presa di coscienza che gli mostra la soluzione al problema, gli fornisce le risposte che cercava e gli infonde un barlume di speranza per vincere.
Creare un momento in grado di dare una rivelazione è molto importante e difficile, perché tutto il gran caos, creato intorno al personaggio di una storia, deve trovare una soluzione. Questa soluzione deve essere “non ovvia”, ma “sorprendente” in modo plausibile.
Il pubblico non deve aspettarsela, ma quando arriva, deve dire: “È vero! Come ho fatto a non pensarci! Ha ragione!”. Questo è quello che intendo quando dico che deve essere “sorprendente” e “plausibile”. Significa che la soluzione era presente sin dall’inizio, ma non si era mai vista, non era mai stata presa in considerazione.
Il personaggio può vederla solo quando ha provato ormai di tutto e non vede nessuna soluzione. Questa soluzione che si rivela, però, non dev’essere una cosa surreale (non si deve fare nulla di impossibile), altrimenti si diventa ridicoli e poco credibili. Dev’essere una cosa fisicamente possibile all’interno della storia e dell’ambiente che è stato creato (che può anche essere un mondo dove la morte non esiste e l’impossibile è possibile, ad esempio).
La rivelazione, insomma, deve seguire le “leggi di quel mondo che è stato creato”, essere quindi naturale, non forzata dall’autore, e portare il personaggio a trovare le risposte e le risorse in se stesso, per sconfiggere la paura (il male).
Quindi, crea questa rivelazione e trova il modo di mostrarla al personaggio nel suo momento di più sconforto.
Ecco, quindi, che la rivelazione ci porta all’undicesimo elemento della storia: lo scontro finale con la paura.

 

  1. Scontro finale (Climax)

L’undicesimo elemento che forma una storia è lo scontro finale con il nemico (la paura più profonda e il suo conflitto interiore). Questo scontro è il culmine della storia, l’ultimo ostacolo che si pone tra il personaggio e il suo obiettivo.
In questo frangente, il personaggio si scontra con la sua paura più grande e si gioca il tutto per tutto. Da questo scontro escono i vinti e i vincitori.
Se si è costruita una buona storia, sul finale, al protagonista non deve rimanere molto margine di scelta, esiste una sola e unica soluzione al suo problema: ovvero, quella che ha acquisito durante la rivelazione.
Ora, il protagonista deve mettere in pratica questa sua rivelazione e scoprire se è la soluzione più giusta. L’impiego della rivelazione, infatti, lo porta ad accettare il rischio di perdere la cosa più preziosa che ha, per salvare qualcosa di oggettivamente più importante. È qui si vede il cambiamento: se il protagonista è riuscito a crescere e maturare, e se tutto quello che ha imparato è stato utile o solo un grosso sbaglio.
Da questo scontro, il protagonista o perde tutto o vince (il rischio è totale).
Quindi, a questo punto, crea questo scontro profondo e mostra la maturità di cui si è arricchito il personaggio, attraverso le azioni che egli compie per affrontare la sua paura. Al culmine di questo scontro, mostra chi ne esce vincitore.
La vittoria o la sconfitta ci porta al dodicesimo e ultimo elemento fondamentale di una storia: il cambiamento finale.

 

  1. Finale (il cambiamento)

Il dodicesimo e ultimo elemento fondamentale di una storia è il cambiamento finale. È il risultato finale dopo lo scontro tra il personaggio e il nemico. Mostra i risultati ottenuti, ovvero il raggiungimento o meno dell’obiettivo desiderato, e i cambiamenti che tutto il percorso, affrontato dal personaggio, ha portato nella vita del personaggio.
Aiuta a chiudere la storia, con un finale che porti a capire il senso di quella esperienza affrontata dal personaggio (in altre parole, serve a far capire perché hai voluto tanto raccontare quella storia).
Il finale deve contenere le risposte alle domande aperte nel corso della storia, ovvero deve dire:

  • se il personaggio riesce a raggiungere o no il suo obiettivo;
  • chi vince la battaglia tra il protagonista e le forze antagoniste e quali cambiamenti nel personaggio e nell’ambiente ha portato quell’esperienza.

Il finale necessita di cambiamenti. Senza cambiamenti non c’è storia. I cambiamenti fanno venire alla luce il senso della storia (danno un significato particolare al personaggio e lasciano un messaggio al pubblico).
Quindi, crea un cambiamento importante nel personaggio, un cambiamento esistenziale: ovvero che cambia la sua visione della vita, riguardo un tema molto importante che lo riguarda.

 

Con questo elemento, si conclude il terzo atto e l’intera storia. Ma vorrei lasciarti con un ultimo elemento che è da posizionare al di fuori di questo schema, per via della sua posizione non collocabile in un punto specifico, ma che è una parte molto importante della storia: ovvero, i personaggi secondari. Non devono esserci per forza, ma ci sono quasi sempre e ti dirò il motivo della loro presenza.

 

  1. Personaggi secondari e la creazione di trame secondarie

I personaggi secondari sono un elemento importante delle storie. Non devono esserci per forza, ma ci sono quasi sempre per alcuni motivi che andremo a vedere.
I personaggi secondari sono quelli che hanno un ruolo minore all’interno della storia, e che aiutano il personaggio principale nel percorso verso il suo cambiamento.
Come svolgono questo compito?
Questi personaggi creano trame secondarie sviluppate intorno alla sfera relazionale del personaggio principale, in modo che si intreccino con il suo cammino e le sue scelte. In fondo, i problemi e le difficoltà che si affrontano influenzano le relazioni, e viceversa. In questo intreccio, però, c’è una cosa davvero strana e buffa.
I personaggi secondari “dovrebbero aiutare” il protagonista nella sua lotta contro i problemi, ma nonostante questa loro lodevole volontà, agiscono su due fronti: da un lato lo aiutano a superare gli ostacoli, e dall’altro “concorrono involontariamente a creare l’ostacolo successivo”. In pratica, lo aiutano, mettendolo “involontariamente” ancora più nei guai, portandolo all’ostacolo successivo.
Un altro punto da ribadire è che le trame secondarie devono essere “sempre intrecciate” con la storia del protagonista. Questo significa che, anche se i personaggi secondari agiscono separatamente dal protagonista, le loro azioni devono incidere sempre sul protagonista (sul suo percorso di cambiamento).
Quindi, quando utilizzi questo elemento, crea dei personaggi secondari e intreccia le loro trame con il percorso del protagonista. Fai in modo che questi lo ostacolino involontariamente, aiutandolo a crescere.

 

Questo è l’ultimo elemento che caratterizza una storia. Spero di averti aiutato a comprendere come strutturare una storia. Ora, puoi lavorare sulle tue idee. Il seguente passaggio da fare è scegliere il genere con cui vuoi scrivere e vedere quali sono le caratteristiche di quello stile.

Ti lascio questo articolo dove potrai scoprire le caratteristiche dei diversi generi narrativi e scoprire come creare le storie seguendo un determinato stile di racconto.

Se vuoi tornare indietro, puoi rivedere le lezioni precedenti sul primo atto e sul secondo atto.

 

Per chi ha voglia di mettersi subito a scrivere un libro, consiglio la lettura di questo manuale pratico intitolato: “Metodo per creare storie”

Metodo per creare storie (copertina e-book)

Il libro fornisce la preparazione utile a:

  • Sviluppare la trama di una storia per un romanzo, un racconto, o un film.
  • Seguire lo stile dei diversi generi letterari e cinematografici.
  • Sviluppare un metodo di lavoro che ti farà risparmiare tempo e aumenterà l’efficacia di concentrazione sulle qualità della storia.
  • BONUS: Troverai anche gli schemi e i modelli, da riempire con le tue idee, per organizzare al meglio le tue storie.

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